“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.”
Può la lettura di un libro cambiare il corso della vita di
un ragazzo in età adolescenziale? È quello che mi sto chiedendo io in
questo momento, mentre scrivo queste pagine di post, dopo aver appreso la
notizia della morte di Umberto Eco….

Mi imbattei in Umberto Eco all'età di 15 anni. Il nome della
rosa fu uno dei primissimi romanzi che lessi in assoluto, sicuramente il primo vero libro che mi spianò la strada a quella stupenda passione che è la lettura. Uno di quei libri che
vorresti non finissero mai, perché percepisci che quella lettura ha qualcosa di
vero da insegnare.
Soprattutto l’ultima pagina del libro la lessi forse un
migliaio di volte, imparandola quasi a memoria, non so il perché… ma so
soltanto che quella pagina mi ha accompagnato da allora e rappresenta
alla perfezione quello che per me è stato questo libro e l’autore.
Dall'ultima pagina di Il nome della rosa:

“Più rileggo questo elenco più mi convinco che esso è
effetto del caso e non contiene alcun messaggio. Ma queste pagine mi hanno
accompagnato per tutta la vita che da allora mi è restata da vivere, le ho spesso
consultate come un oracolo, e ho quasi l’impressione che quanto scritto su
questi fogli, che tu ora leggerai, ignoto lettore, altro non sia che un
centone, un carne a figura, un immenso acrostico che non dice e non ripete
altro che ciò che quei frammenti mi hanno suggerito, né so più se io abbia
sinora parlato di essi o essi abbiano parlato per bocca mia. Ma quale delle due
venture sia data, più recito a me stesso la storia che ne è sortita, meno
riesco a capire se in essa vi sia una trama che vada al di là della sequenza
naturale degli eventi e dei tempi che la connettono. Ed è cosa dura per questo
vecchio monaco, alle soglie della morte, non sapere se la lettura che ha
scritto contenga un qualche senso nascosto, se più d’uno, o molti, o nessuno.
Ma questa mia
inabilità a vedere è forse effetto dell’ombra che la grande tenebra che si
avvicina sta gettando sul mondo incanutito.
Dove sono le
nevi di un tempo? La terra danza la danza del Macabrè, mi sembra a tratti che
il Danubio sia percorso da battelli carichi di folli che vanno verso un luogo
oscuro.
Non mi rimane che tacere. Tra poco mi ricongiungerò col mio
principio, e non credo che sia il Dio di gloria di cui mi avevano parlato gli
abati del mio ordine, o di gioia, come credevano i minoriti di allora, forse
neppure di pietà. Mi inoltrerò presto in questo deserto amplissimo,
perfettamente piano ed incommensurabile, in cui il cuore veramente pio soccombe
beato. Sprofonderò nella tenebra divina, in un silenzio muto e in una unione ineffabile,
e in questo sprofondarsi andrà perduta ogni eguaglianza e ogni disuguaglianza,
e in quell'abisso il mio spirito perderà se stesso e non conoscerà né l’uguale né
il disuguale, né altro: e saranno
dimenticate tutte le differenze, sarò nel fondamento semplice, nel deserto
silenzioso dove mai si vide diversità, nell'intimo dove nessuno si trova nel
proprio luogo. Cadrò nella divinità silenziosa e disabitata dove non c’è opera né
immagine.
Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa
scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina
nomine, nomina nuda tenemus.”
Un saluto, alla prossima da Un cittadino qualsiasi. :-(
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